Leggo poco fa tramite le notizie web che Saviano è stato "pescato" di nuovo a riferire di eventi e di situazioni riportando parti importanti di servizi e inchieste fatti da altri giornalisti. Se questo è quello che sa fare ora, senza nulla togliere al merito di aver avuto la voglia di mettere insieme una parte enorme di documentazione, anche romanzandola magari a volte, forse siamo davvero alla frutta. Se anche Saviano comincia a perdere fan, in rete soprattutto il malcontento è ormai palpabile, allora forse qualche speranza che gli italiani si stiano svegliando ce l'abbiamo.
Fino a pochissimo tempo fa era impossibile contraddire Saviano o pensare, anche solo per un momento, di provare a far notare che tutto quello che stava dicendo era si importante, ma anche già detto. Da altri e tanti giornalisti di provincia che ogni giorno, dalle regioni del sud, cercavano con la loro opera di informazione quotidiana di farci conoscere e sentire quanto accadeva. Storie legate alla camorra, alla magia, alla 'ndrangheta sono raccontate quotidianamente sui giornali locali, solo che la maggior parte degli italiani non li legge. Per tanti motivi Saviano ha avuto successo con il suo primo libro, Gomorra. Uno su tutti, essere stato forse il primo a romanzare facendo sembrare pura cronaca, una situazione, quella del casertano, che tutti conoscevano già e che era stata già raccontata, raccogliendo tutte le varie vicessitudini in un libro. Ha poi trovato una casa editrice che ha lanciato la cosa come "il libro rivelazione sulla camorra" e il gioco è stato fatto. Gli italiani sono assetati di conoscere cosa succede dietro quello che fingiamo sia ancora un muro impenetrabile. In realtà tutto quello che Saviano ci racconta ogni volta è cosa già saputa e già detta. Ora non ha più nemmeno il merito di averlo scritto per primo. I giornalisti meno famosi, perché non erano alla ricerca di null'altro se non del fare pura informazione dalle pagine dei loro quotidiani locali, non sono felici di vedersi portare via i pezzi da sotto il naso, senza nemmeno essere mai citati, se non dopo lunghe e costose querelle guidiziarie.
Fino a pochissimo tempo fa era impossibile contraddire Saviano o pensare, anche solo per un momento, di provare a far notare che tutto quello che stava dicendo era si importante, ma anche già detto. Da altri e tanti giornalisti di provincia che ogni giorno, dalle regioni del sud, cercavano con la loro opera di informazione quotidiana di farci conoscere e sentire quanto accadeva. Storie legate alla camorra, alla magia, alla 'ndrangheta sono raccontate quotidianamente sui giornali locali, solo che la maggior parte degli italiani non li legge. Per tanti motivi Saviano ha avuto successo con il suo primo libro, Gomorra. Uno su tutti, essere stato forse il primo a romanzare facendo sembrare pura cronaca, una situazione, quella del casertano, che tutti conoscevano già e che era stata già raccontata, raccogliendo tutte le varie vicessitudini in un libro. Ha poi trovato una casa editrice che ha lanciato la cosa come "il libro rivelazione sulla camorra" e il gioco è stato fatto. Gli italiani sono assetati di conoscere cosa succede dietro quello che fingiamo sia ancora un muro impenetrabile. In realtà tutto quello che Saviano ci racconta ogni volta è cosa già saputa e già detta. Ora non ha più nemmeno il merito di averlo scritto per primo. I giornalisti meno famosi, perché non erano alla ricerca di null'altro se non del fare pura informazione dalle pagine dei loro quotidiani locali, non sono felici di vedersi portare via i pezzi da sotto il naso, senza nemmeno essere mai citati, se non dopo lunghe e costose querelle guidiziarie.
Cosa sta cambiando? Tutto. Ma soprattutto, forse, stanno cambiando gli italiani, finalmente succubi di una sistema, quello dell'informazione, che li fa sentire liberi chiudendoli nella gabbia di false notizie e manipolate comunicazioni, da ogni parte, solo per il gusto di arrivare a portare a casa consensi e non più basato sulla necessità e la voglia di fare veramente informazione.
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