Ieri sera ho avuto l'onore di incontrare due donne. Capelli bianchi e occhiali. Sorriso sempre. Bice e Carla Biagi erano ad Arezzo, ospiti de Il Giardino Delle Idee e mi hanno concesso qualche minuto dopo cena.
Abbiamo chiacchierato, cordialmente e senza grandi formalismi.
E mi sono ritrovata a pensare a quando eri piccola e mio padre, dopo il tg1, guardava "il Punto" e tutti dovevamo stare zitti. Per mio padre era come se stesse parlando "un mito". Era un giornalista, Enzo Biagi, di cui si fidava, di cui condivideva idee e pensieri.
Ieri sera, con le sorelle Biagi, ho rivisto quei momenti e per questo le ringrazio. Momenti che avevo dimenticato e che invece tornano ogni tanto a fare capolino.
Carla e Bice erano affiatate, confidenti, un rapporto temprato da anni di aiuto reciproco e mutuo soccorso verso il padre, restato solo dopo la scomparsa della mamma. Figlie, mamme e nonne. Ma sempre loro due. Le figlie di un uomo normale, come hanno voluto sottolineare diverse volte, che hanno vissuto una vita normale, fatta di scontri con Enzo, di momenti di ribellione e di condivisione. Non di confidenza, restavano le figlie. Fino a 50 sono state considerate tali, fino a che, appunto, non hanno dovuto occuparsi da sole del padre e diventare per lui quasi mamme.
Mezz'ora con loro, seduta al loro tavolo, sorridendo della loro apprensione nei confronti di mia figlia Andrea Chandra di 3 anni che giocava con le forchette e con la tazzina del caffè. Come tutte le "nonne" che non vedono un nipotino da tanto e non sanno le sue abitudini.
E mi sorprende sempre questa naturalezza di vita di persone che portano un cognome importante come Biagi. Naturali, normali, orgogliose ma non superiori.
Da ammirare, anche nell'eleganza dei loro movimenti e del loro parlare. Degne figlie di un uomo sempre "composto", mai falso e improvvisato.
Abbiamo chiacchierato, cordialmente e senza grandi formalismi.
E mi sono ritrovata a pensare a quando eri piccola e mio padre, dopo il tg1, guardava "il Punto" e tutti dovevamo stare zitti. Per mio padre era come se stesse parlando "un mito". Era un giornalista, Enzo Biagi, di cui si fidava, di cui condivideva idee e pensieri.
Ieri sera, con le sorelle Biagi, ho rivisto quei momenti e per questo le ringrazio. Momenti che avevo dimenticato e che invece tornano ogni tanto a fare capolino.
Carla e Bice erano affiatate, confidenti, un rapporto temprato da anni di aiuto reciproco e mutuo soccorso verso il padre, restato solo dopo la scomparsa della mamma. Figlie, mamme e nonne. Ma sempre loro due. Le figlie di un uomo normale, come hanno voluto sottolineare diverse volte, che hanno vissuto una vita normale, fatta di scontri con Enzo, di momenti di ribellione e di condivisione. Non di confidenza, restavano le figlie. Fino a 50 sono state considerate tali, fino a che, appunto, non hanno dovuto occuparsi da sole del padre e diventare per lui quasi mamme.
Mezz'ora con loro, seduta al loro tavolo, sorridendo della loro apprensione nei confronti di mia figlia Andrea Chandra di 3 anni che giocava con le forchette e con la tazzina del caffè. Come tutte le "nonne" che non vedono un nipotino da tanto e non sanno le sue abitudini.
E mi sorprende sempre questa naturalezza di vita di persone che portano un cognome importante come Biagi. Naturali, normali, orgogliose ma non superiori.
Da ammirare, anche nell'eleganza dei loro movimenti e del loro parlare. Degne figlie di un uomo sempre "composto", mai falso e improvvisato.
Nessun commento:
Posta un commento