Il virtuoso del sitar, l'uomo che è riuscito a far innamorare di una cultura, non solo di una musica, uno dei più grandi uomini della musica di tutti i tempi, George Harrison.
Chi scrive che Shankar fece conoscere ai Beatles il sitar non ha conoscenza delle vicende, ma poco importa. Grazie a Shankar e a Harrison, che in un viaggio lo ha sentito suonare e si è innamorato di quella melodia, abbiamo potuto apprezzare anche qui, in occidente questa musica che avvicina a Dio.
Lui non suonava per esibizione, lui suonava per devozione. Occhi chiusi e mano sul sitar, ne uscivano melodie che riescono ancora oggi a metterti in pace con il mondo. Un crescendo di ritmo e note che ti porta, se hai la fortuna di lasciarti andare, a sentire qualcosa che non è nel suono ma oltre ogni suono.
Chi scrive che Shankar fece conoscere ai Beatles il sitar non ha conoscenza delle vicende, ma poco importa. Grazie a Shankar e a Harrison, che in un viaggio lo ha sentito suonare e si è innamorato di quella melodia, abbiamo potuto apprezzare anche qui, in occidente questa musica che avvicina a Dio.
Lui non suonava per esibizione, lui suonava per devozione. Occhi chiusi e mano sul sitar, ne uscivano melodie che riescono ancora oggi a metterti in pace con il mondo. Un crescendo di ritmo e note che ti porta, se hai la fortuna di lasciarti andare, a sentire qualcosa che non è nel suono ma oltre ogni suono.
Ascoltare Shankar non è ascoltare semplice musica, è un'esperienza completa e assoluta. Non si ascolta Shankar come sottofondo, non si riesce. Se ne viene rapiti, ci si innamora, si piange. Come ho fatto io quando ho sentito per la prima volta suonare insieme lui e Harrison.
E mi piace pensare che come Harrison anche lui se ne sia andato come un raggio di luce...
E mi piace pensare che come Harrison anche lui se ne sia andato come un raggio di luce...
Yes, Ravi, I am missing you.
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