domenica 4 dicembre 2011

Un pomeriggio con Vito Mancuso


"I've got my mind set on you" ... questa la prima frase che mi viene in mente quando penso a cosa raccontarvi dell'incontro avuto ieri con Vito Mancuso. Un uomo, prima che un teologo, che riesce a raccontare in modo quasi semplice (non semplicissimo, ma vista la portata del tema trattato credo sia comprensibile). In realtà mi aspettavo qualcosa di diverso, qualcosa di un pochino meno pesante, ma alla fine il messaggio è arrivato. Ho passato un pomeriggio parlando di Dio, di religione e di tutto quello che intorno a questo argomento ruota.
Abbiamo chiacchierato di religione, del ruolo che questa dovrebbe avere , e che invece non ha,  nella vita comune. Del fatto che forse (sicuramente ndr) la Chiesa dovrebbe cominciare a guardare un po' meno alle sue apparenze e scendere un po' di più in mezzo agli uomini, e provare una vita più normale, più vicina agli insegnamenti "base" di quella religione di cui si fa portatrice. La Chiesa, e la religione, non sono state in grado, secondo Mancuso, "di seguire l'evoluzione de "lo spirito del mondo" seguendo più se stessa, amando più il potere e i dogmi stabiliti, funzionali all'esercizio del potere, che il mondo e la vita del mondo".
E mi "fa strano" che mentre scrivo di religione cattolica e di Chiesa, le uniche canzoni che mi conciliano la scrittura e me la facilitano sono quelle di George Harrison, scritte quando si è innamorato della religione induista.
"My  Sweet Lord" un'acclamazione a un Dio che, come scrive Mancuso nel suo libro, non è un "nome proprio" ma qualcosa di più grande. Una concezione, quella personalistica di Dio, che ci viene inculcata fin da piccoli e che invece, scrive sempre Mancuso nel suo libro "è l'errore più comune, e che impedisce di comprendere l'effettiva realtà in gioco".
Durante la presentazione del suo libro, IO E DIO - Una guida dei perplessi, ad Arezzo per Il Giardino delle Idee,  davanti a tantissime persone che hanno prenotato con largo anticipo per potersi sedere, Vito Mancuso ha parlato di tante cose, alcune veramente "toste" che riassumerle diventa quasi impossibile. Vi rimando alla lettura del suo libro (che io ho letto) ma soprattutto vi consiglio di leggere il prologo. Una parte in genere snobbata nei libri dai lettori, che invece in questo preciso caso merita davvero un'attenzione particolare.
E' li infatti che ritrovate il Vito Mancuso uomo, e non teologo, il Vito Mancuso dei dubbi e delle perplessità che lo hanno poi portato a scrivere questo "manuale". Un Vito Mancuso che parla si come un prete (almeno questa la mia impressione) e che riesce anche a far appisolare un paio di persone, ma che alla fine, a cena, quando si era in pochi e si era meno "sotto il riflettore" si lascia andare e ride e scherza e pare quasi "una persona normale".
Ah, per i curiosi che me lo avevano chiesto. SI, Vito Mancuso legge la Bibbia, così come i Vangeli, esattamente come noi Induisti leggiamo la Baghavad Gita. Ogni tanto qualche pagina. In genere rilegge un Libro per volta.

martedì 29 novembre 2011

Giordano Bruno... chi lo conosce???


Ecco, allora senza vergogna... Se due giorni fa mi avessero fatto qualche domanda su Giordano Bruno forse avrei avuto qualche problema a rispondere. Magari avrei bypassato la domanda, rimandato ad altro tempo la risposta e nel frattempo avrei letto qualche noiosa biografia su wikipedia, giusto per capire chi era.
Ieri sera invece ho avuto modo di vedere un film realizzato quando ancora io non ero nemmeno prevista in questo mondo. Giordano Bruno di Giuliano Montaldo, 1973. Al di là di chi dice che sia un film "pesante", con uno stile "vecchio" e "noioso" io credo che non ci sarebbe stato per me modo migliore di capire la figura di Giordano Bruno.
Confesso che ero tentata di restare a casa ieri sera. Ad Arezzo c'era una bella umidità e uscire alle 21 sapendo di tornare non prima delle 24 non era una cosa allettante. Ma ero curiosa. Mi mancava quel tassello. Mi mancava di capire qualcosa su quel personaggio storico che nelle scuole non viene mai nemmeno citato. Eppure esistono vie e monumenti in tutta Italia con quel nome, vorrà ben dire qualcosa.
Abbiamo, nei programmi dei licei, pezzi di "studio" da antiquario. Chi mi sa spiegare a cosa serve sapere a memoria il carattere specifico di Don Abbondio o la differenza tra Renzo e Don Rodrigo nel 2011? Sarebbe forse meglio dare modo ai nostri futuri leader, perchè di questo si tratta, di formarsi con una mentalità aperta. Aperta al nuovo, aperta alle sfide, aperta a quello che non conoscono. I Promessi Sposi, capolavoro di Alessandro Manzoni, ma non il suo unico capolavoro, potrebbe essere si una lettura consigliata (forse) ma potrebbe essere semplicemente una scheda nel manuale di letteratura, come capita per Ungaretti (in V ginnasio 5 pagine) o per Leopardi (in V ginnasio 6 pagine). Le idee e i concetti che hanno portato a bruciare sul rogo Giordano Bruno invece riguardano la base di uno Stato che si vuole dichiarare "libero". Uno Stato che ha a cuore i suoi cittadini dovrebbe dare modo di leggere quanto un filosofo ha scritto e permettere a tutti di farsi un'idea propria.
Mi viene in mente una frase letta di recente nel libro di Vito Mancuso "IO E DIO", dove scrive che la religione cristiana si può definire tale perchè ha prodotto cultura, mentre le altre non lo hanno fatto. Mi chiedo (e sabato 3 dicembre chiederò direttamente al prof. Mancuso): davvero aver voluto bruciare sul rogo un filosofo come Giordano Bruno e aver fatto bruciare i suoi scritti ha prodotto cultura? Davvero aver cancellato dall'istruzione pubblica alcune parti importanti della storia del pensiero filosofico ha prodotto cultura?
Sarò bigotta, ma mi pare e credo che produrre cultura non sia cancellare parti di storia "scomoda",  ma sia riconoscerla, accettarla e fare ammenda per il futuro.
Chi di voi sa chi è Giordano Bruno? Quanti Giordano Bruno sono stati "bruciati" (realmente all'epoca dell'Inquisizione o virtualmente ora, imbavagliati e messi a tacere) perché scomodi?
Grazie all'associazione Liberaperta di Arezzo che ieri sera mi ha permesso di  conoscere un personaggio importante, di prendere atto di una consapevolezza diversa, di capire che la differenza tra ciò che riteniamo giusto dovrebbe essere fatto e ciò che viene fatto è legata esclusivamente a quanto crediamo in quel che riteniamo giusto.

lunedì 28 novembre 2011

Mi avevano detto che studiare psicologia era una cosa noiosa....

... quasi quasi lo invito alla prossima lezione della prof Laura Occhini (università di Arezzo) che lunedi 26 settembre ha deciso di portare alcuni suoi studenti (solo che hanno aderito) a fare lezione a San Galgano. Un'intera giornata passata a "leggere" nella storia della rotonda di  Montesiepi  (nella foto) e della maestosa Abbazia. Una lezione fuori dagli schemi, di quelle che Laura Occhini è abituata a fare, che ha permesso anche a me, che di psicologia non capisco nulla e che manco ci provo, di avvicinarmi in modo diverso a quel posto. Un insieme di nozioni storiche, dati e date, ma anche di considerazioni, simbologia, che agli occhi dei turisti veloci non possono essere svelati. Non c'è tempo in genere per vedere tutto quello che noi abbiamo visto in una giornata. La maggior parte dei turisti entra, fa un giro ed esce. Guarda, ma non vede. Noi, invece, grazie alla preparazione della "prof" abbiamo potuto vedere, sentire e toccare. Particolari che nessuna università ti regala e che gli studenti di Arezzo hanno deciso di regalarsi da soli, pagandosi la "gita fuori porta". Un esempio di come la Cultura possa essere fatta in modo alternativo e senza annoiarsi. Anzi, vi dirò... prossima destinazione?

lunedì 7 novembre 2011

Arezzo, Valerio Massimo Manfredi e una situazione ancora ferma


E' da questa estate che si cera di dirlo. E visto che anche a questo giro nessun quotidiano (online e non) aretino ne parla, lo faccio io, da questo "misero" blog che ormai vede solo circa 2000 visite al giorno.
Ieri sono stata onorata di incontrare Valerio Massimo Manfredi, grazie alla pregevole iniziativa de La Fabbrica Delle Idee che lo ha invitato a presentare in Arezzo il suo libro. Uno dei tanti nomi eccellenti che da qualche anno transita per  la città grazie allo spirito di FARE CULTURA di un gruppo di persone, che si autofinanziano per permettere agli aretini di incontrare e incontrarsi con personaggi di spessore nazionale e anche internazionale.
Anche ieri quindi appuntamento all'auditorium del Museo Archeologico. Anche ieri vasta adesione dei cittadini aretini, grande successo per la presentazione, numeri fantastici. Tutte cose che alcuni giornali locali riportano. Ma nessuno riporta una cosa, importante, quanto interessante da analizzare.
Anche ieri, come per altri ospiti, molta gente non è riuscita ad entrare nello spazio che gli organizzatori avevano a disposizione. Come questa estate con Margherita Hack (quando la gente si era seduta sui gradoni del Duomo per ascoltare) anche ieri molti hanno dovuto desistere, non avendo prenotato per tempo il posto GRATUITO, e tornare a casa.
Molti si sono arrabbiati, innervositi, adirati con gli organizzatori, che invece poco hanno a che fare con questa situazione. Per evitare problemi, Roberto Fiorini, il "giardiniere" di questa grande/piccola macchina di Cultura, aveva organizzato (con comunicati stampa a tutte le testate locali, che in alcuni casi hanno snobbato l'informazione) un sistema di prenotazione via email o cellulare. Chi non aveva prenotato quindi rischiava di stare fuori ed i pochi posti ancora liberi ieri pomeriggio disponibili sono andati esauriti in pochissimi minuti.
Gli insulti e le offese se proprio non sapete farne a meno, provate a girarle, magari per iscritto, all'ufficio del Sindaco che già in diverse occasioni ha dimostrato di essere "poco amico" di cotanta Cultura. ( segreteriasindaco@comune.arezzo.it l'email nel caso voleste veramente farlo)
I ragazzi de La Fabbrica dell Idee si auto finanziano... e il posto dove riescono a creare tanto spettacolo riescono ad averlo senza spese...
Mi dicevano ieri che delle alternative ci sarebbero ma la competenza è del comune, quindi del Sindaco.  Orbene signori e signore aretine. Invece di "incazzarvi" e chiamare i Carabinieri per sentirvi dire che "avete torto", fate per una volta i cittadini attivi e andate a dire a chi di competenza che certe iniziative vanno appoggiate e non boicottate. Che "vi piace" che ci si possa confrontare con un professore come Manfredi o con una scrittrice come Susanna Tamaro, o un teologo come Vito Mancuso... Magari se lo diciamo in tanti il prossimo anno ci sarà uno spazio più adatto e nessuno avrà da lamentarsi. E magari seduto in prima fila, insieme al presidente della Provincia, ci sarà anche il Sindaco.

mercoledì 3 agosto 2011

Nelle tue mani


Ce l'ho fatta. Si dice fare "outing" quando si comunica al mondo una verità che per i più è scomoda. Io l'ho fatto. No, non sono omosessuale, magari bisessuale, forse. Boh. Ma non parlo di sesso. Sono finalmente riuscita a scrivere il libro dove racconto delle mie esperienze "paranormali", le chiamano cosi quelli che non hanno capito di cosa si tratta. Io non le chiamo. Sono talmente abituata a conviverci che ormai la cosa fa parte della mia vita normale. E quindi via. Ho scritto questo libro. Dove racconto le mie esperienze con la comunicazione con altre entità e dove raccolgo anche esercizi che permettono a tutti di sviluppare se lo volete le stesse capacità. Concentrazione ed esercizio come in tutte le cose.
Spero vi piaccia.
Potete ordinarlo su IBS o anche direttamente (nel caso ve lo mandiamo con dedica personalizzata se vorrete)

giovedì 30 giugno 2011

Storia vera di una IVG (interruzione volontaria della gravidanza)


Era estate, come oggi. Era inizio luglio, come ora. Era caldo, tanto caldo. E a quello avevo dato la colpa delle prime nausee. Invece subito mi resi conto che qualcosa non era come doveva e che quelle non erano nausee da caldo e fatica. Ero incinta. Io, con due figli, di cui una con un problema al fegato che l'aveva già portata a un trapianto, e che aveva un rigetto cronico in corso. Io, che lavoravo quando potevo, perché seguire la bimba di 6 anni avanti e indietro dagli ospedali non permetteva un lavoro fisso. Io che avevo si un compagno ma abitava per motivi di lavoro a 1000 chilometri da casa. No. Probabilmente qualcosa si era rotto, perché le precauzioni prese erano state tantissime. Tutte tranne la pillola che per motivi di salute il ginecologo mi aveva assolutamente sconsigliato. Eppure era lì, un test preso in farmacia e la conferma era sotto gli occhi, miei, perché lui era via per lavoro.
"Che bello, un bimbo" avrei gridato in altre circostanze. Invece in quel momento mi passarano davanti le immagini di mia figlia, Pamela, in coma a 2 mesi di vita, le corse in ospedale per salvarla, le lotte con le ASL locali per avere i diritti base di una malattia non diagnosticata subito. E poi, il lavoro, che non era sempre sicuro. E lo sguardo di mio padre, che avrebbe detto, con la sua voce sempre calma e severa "Era necessario?" Cosa che comunque mi disse poco meno di 3 anni fa mia mamma in questo stesso periodo.
No, non si poteva fare. Chi avrebbe seguito Pamela? Chi avrebbe corso per lei e chi ci avrebbe aiutate a mangiare?
In quei momenti la lotta interiore è forte... adoro i bambini, ne farei a migliaia, ma si deve sempre fare i conti con tutto il resto, con la realtà cruda del materialismo moderno, che non permette quasi a nessuno di andare oltre il figlio unico, figuriamoci tre, visto che il mio primo figlio aveva già 9 anni. No, non avevo alternative. Non in quel momento.
Alzai il telefono, chiesi un appuntamento con il consultorio. Ero terrorizzata. Non tanto dall'operazione in se. Ma da tutto il resto, da come mi avrebbero guardato le altre persone, da cosa mi avrebbe detto il medico, da come (nonostante avessi quasi 30 anni) mi avrebbero giudicato i miei famigliari. La decisione più dura fu quella di non dire nulla a nessuno. Andai all'appuntamento, il primo di una serie, da sola. Entrai e attesi di essere chiamata dal medico ginecologo di turno in consultorio per il colloquio. Aprii la porta quando mi sentii chiamare. Restai per un attimo senza fiato. Non sapevo chi avrei visto seduto al tavolo, ma di sicuro non mi sarei aspettata di trovare lui. Mi trovai a fissare per un attimo il medico che aveva fatto nascere i miei due figli. Lui era anche il medico che non avrebbe fatto nascere questo. Mi pareva un controsenso, una cosa strana. Eppure sapere che era lui, che mi conosceva, tanto da ricordarsi perfettamente i nomi dei miei bambini e da chiedermi come stava Pamela, mi rassicurò. In un momento difficile come quello almeno avevo qualcuno che conoscevo di fianco e di cui mi fidavo. Trattenni le lacrime. Lui non mi chiese ne perché ne per come. Mi visitò e mi prescrisse degli esami del sangue. Poi colloquio con lo psicologo. Colloquio che deve essere stato veloce, perchè non mi ricordo nulla. Nemmeno chi fosse. Alla fine, tornata dopo qualche giorno dal medico mi diedero l'appuntamento per effettuare l'intervento. Due giorni. Due dayhospital. Il primo per i controlli e gli esami, il secondo per l'operazione in se.
Ero nel letto, che attendevo di essere chiamata in visita, ed entrò un medico, il ginecologo che aveva seguito a pagamento la mia prima gravidanza. Mi vide, mi riconobbe e mi disse "se il problema sono i soldi, troviamo la soluzione". Come se tutto si risolvesse sempre con un po' di soldi. Non risposi nemmeno. Uscì così come era entrato. Nel pomeriggio ripassò, si affacciò alla porta e mi disse "sei ancora in tempo per cambiare idea". Mi diede fastidio. Mi urtò profondamente perché non capiva, o non voleva capire, che non avevo alcuna scelta, anche se la mia scelta sarebbe voluta essere un'altra. La mattina dopo andai in ospedale, mi accompagnò il mio ex marito. L'unico, oltre a me e al padre del bambino, che sapeva tutto. L'unico che fino ad oggi ha saputo tutto dall'inizio. Restò li con me tutto il tempo. Mi salutò prima di andare in sala operatoria e mi risalutò quando mi sveglia dopo l'intervento.
Ricordo chiaramente i colori e gli odori di quel giorno. Le lenzuola ruvide e il caldo mitigato dall'aria condizionata. Il sole che batteva sul letto e la tapparella abbassata per tentare di tenere lontano quel calore afoso che si ha da noi in estate. La preparazione per l'intervento e poi lo spostamento, in barella, verso la sala operatoria. Con passaggio obbligato, tipo sfilata, davanti a quasi tutto il reparto. Perché nell'ospedale dove ero le stanze dedicate alle pazienti "ivg" (cosi ci chiamavano) erano in fondo al corridoio. Ricordo gli occhi delle persone lungo il corridoio. Occhi che non avevano alcuna intenzione nemmeno di provare a capire cosa si possa provare. Tanto non era un problema loro. Ero io l'assassina. Ero io che stavo uccidendo secondo loro. In barba a qualsiasi senso cattolico di "misericordia" e di "compassione" avevano deciso che io ero cattiva e come tale mi guardavano. Loro erano buoni. In quel momento. La stanza dedicata alle operazioni di ivg era posta in fondo al blocco delle sale parto, quindi con noncuranza, devi passare davanti alle sale travaglio e poi alle sale parto. Fingendo che non te ne freghi nulla del fatto che stai per non avere un bambino. Tutti pensano che sia una cosa facile, ma non lo è.
Poi mi hanno parcheggiato nel corridoio, coperta con un lenzuolo, e mi hanno "dimenticata" li per una buona mezz'ora. Non da sola, si mancherebbe, con quella che veniva prima di me e poi con quella che veniva dopo di me. In coda. Come alle poste. Ci mancava solo il numerino in mano (sostituito dalla cartella clinica che riportava in vista l'adesivo IVG e il numero di letto). Nessuno, dico nessuno, è passato a chiedere se era tutto ok, se sentivamo freddo o altro. Nemmeno ci salutavano. Passavano, si, le infermiere avanti e indietro, ma mai una parola. Solo sguardi.
E poi la sala operatoria. Una stanza anonima, il ginecologo di fronte a me, le due infermiere, l'anestesia, la paura e il buio.
Tutto finito. Quando ho riaperto gli occhi stavo di nuovo nel corridoio. Un'infermiera si accorse che ero sveglia e venni trasferita di nuovo nel mio letto.
Finito. Alle cinque del pomeriggio potei andare a casa.
Credete che sia stato facile? Che sia stata una scelta semplice e che, ancora oggi, non mi ritrovi a volte a pensarci? Io di figli ora ne ho 3, ma in realtà ne ricordo 4. E ricordo bene il dolore che provai per non poter in nessun modo prendermi cura di quella che avrebbe potuto essere una nuova creatura. Un dolore che purtroppo nessuna cifrà poteva lenire, perché alcune volte i problemi non sono solo economici. Ci sono anche quelli pratici e nessuno ti da una mano in quelli. Avere una bimba già disabile in casa non permetteva in quel momento di pensare ad altro. Un preservativo rotto ha fatto tutto. La soluzione unica per non avere figli sarebbe stata la completa astinenza sessuale. Cosa che a meno di 30 anni in genere non si valuta come una soluzione, visti anche i tanti mezzi contraccettivi e anticoncezionali presenti sul mercato.
Scrivere questa mia storia personale, per la prima volta, e metterla a conoscenza anche di persone a me care, che fino ad oggi non sapevano, mi è costata fatica. Ma ne va del diritto di ogni donna di poter scegliere e decidere. Un diritto sancito da una legge italiana che deve poter essere rispettata in tutti i suoi punti. Ben venga che un medico decida di optare per l'obiezioni di coscienza ma, come nel caso dell'Ospedale di Arezzo di questi giorni, l'amministrazione deve poter in tempi brevi, garantire all'utenza che il diritto all'ivg sia esercitabile, assicurandosi che almeno uno dei medici presenti sia non obiettore. In caso contrario sarebbe sancito per dato di fatto la totale impossibilità per un cittadino di esercitare un diritto sancito per legge, il che è anticostituzionale.
Spero che raccontare questa storia mia, persona e difficile, possa servire anche a far capire a tutte le donne che si trovano in quel momento particolare che è il momento della scelta, che non devono mai, in alcun modo, arrendersi. Abortire è doloroso, non fisicamente, quanto psicologicamente, ma è purtroppo alcune volte l'unica scelta disponibile. Andate a testa alta, perché se in quel momento sceglierete di effettuare una ivg solo voi potete sapere e sentire il dolore di questa scelta.
Io, ora, dopo quasi 10 anni, mi rivedo in quella stanza e sono certa che in quel momento avrei potuto fare solo in quel modo. Un bimbo di 9 anni, una di 6 che ogni settimana era in ospedale e che lottava tra la vita e la morte, un lavoro fisso impossibile perché nessun datore di lavoro ti assume sapendo che spesso sarai assente per seguire una bimba che sta male da quando è nata. E poi la paura di rivivere lo stesso incubo vissuto con Pamela, il terrore di vedere di nuovo ricominciare tutto da capo. Mi ci sono voluti 10 anni per smaltire tutto. Ora di figli, ripeto, ne ho 3. L'ultima ha 17 mesi e sta bene. Domani sarà con me, al mio fianco, alle 10 e 30, davanti all'ospedale di Arezzo (ingresso principale), per dimostrare che chi sceglie di abortire non è contro la vita, non sempre e non necessariamente. Le motivazioni sono talmente tante e personali che solo una persona ignorante, assolutamente priva di senso di compassione e di amore fraterno, può arrogarsi il diritto di giudicare.

mercoledì 29 giugno 2011

Sospesa nei fatti la 194 ad Arezzo


Apro Facebook dopo qualche giorno e un'amica, aretina, mi invia subito questo messaggio.
Da domani, nell'ospedale di Arezzo, l'ultimo ginecologo NON obiettore uscirà dall'organico. E' questa una situazione accettabile? La garanzia di un diritto conquistato faticosamente (quello all'aborto) da noi donne deve essere sostenuta fortemente ma nonostante il fatto che questa pratica medica sia un diritto legalmente sancito esistono organici ospedalieri che si permettono (contro la legge) di non offrire questo servizio in nome di una pratica religiosa. E' costituzionalmente accettabile che un intero organico sia obiettore e che l'utenza rimanga senza un servizio? E' normale che l'amministrazione taccia? Soprattutto con un ginecologo al suo interno?
E già. Da donna, da mamma, da cittadina mi chiedo le stesse cose. Come sia possibile nel 2011 con una legge che dovrebbe garantire la libertà di scegliere, che una città, capoluogo di provincia, nel famoso Nord, anzi nella eccelsa Toscana, possa restare senza nessun medico ginecologo NON OBIETTORE. Dove è stato messo il diritto sancito dalla legge 194/78? Che deve fare una donna di Arezzo che nel pieno suo diritto può decidere di non proseguire una gravidanza? Dovrà spostarsi, andare a Firenze, o a Siena.
Articolo pubblicato su www.periodicoitaliano.info e su www.informarezzo.com

martedì 10 maggio 2011

Religione e integralismo: lettera a mia figlia Andrea Chandra


Ieri sera a cena, durante un banale discorso di lavoro con mia sorella, siamo capitate sull'argomento religione e una frase mi ha colpita in modo particolare. "Lui ha dei genitori alternativi, come te" ha detto mia sorella. Riferendosi al fatto che io non ho imposto a nessuno dei miei tre figli nessun tipo di sacramento cattolico. Ho chiesto "che vuoi dire? Io li ho solo lasciati liberi di decidere" "beh" mi ha risposto "cosi facendo hai scelto per loro comunque". Io non sono, come molti che non mi conoscono possono credere, una che non riflette, e da ieri sera penso e ripenso a questa frase. Ho scelto per loro. Ecco allora l'esigenza di una lettera a mia figlia, la più piccola, per darle alcune indicazioni, spiegarle alcune cose. E magari, far capire anche a mia sorella, se mai leggerà queste righe, il perché si fanno certe scelte.
Cara Chandra,
a differenza di molti degli altri bambini che saranno presto in classe con te, tu non hai ricevuto il battesimo cattolico. Non fartene un cruccio, avrai tempo se vorrai di recuperare. La cosa importante, cara bimba mia, è che tu sappia sempre che il primo principio per ogni persona è il rispetto totale e assoluto per la vita, in ogni sua forma. Battezzata o meno. Cattolica o no. Non esistono, cara Chandra, forme di vita minori. Nemmeno la formica, ne il ragno meritano di essere schiacciati. Nessuno, nessun Dio ci da questo potere. Se è vero, come dice la religione cattolica, che la vita è un dono divino, allora non sta a noi toglierla, nemmeno al ragno, anche se può fare paura. Io per prima da piccola avevo terrore dei ragni. Ho scelto di non battezzarti secondo il rito cattolico. Tua zia, Elena, dice che ho scelto per te, vero. Verissimo. Ho scelto che tu possa imparare a conoscere da fuori, ad osservare, a capire e poi a decidere, con la tua testa. Non voglio che tu prenda nulla per scontato, perché così è e cosi dicono. Nulla deve essere fatto da te solo perché tutti fanno così. Se avrai modo di poter fare qualcosa, ricordati sempre che il principio è "ragiona con la tua testa". Prenditi sempre il tempo per riflettere e se la tua testa ti dice che quella cosa non ti piace, non ti sembra giusta, non importa se tutti la stanno facendo, non farla. In casa, nei vari scaffali, trovi diverse copie della Bibbia, di cui una anche in Inglese, trovi il Corano, trovi la Bhagavad gita, trovi i Ching e il Libro dei Morti e trovi il libro di Confucio. Leggili tutti. Rileggili tutti, non ti fermare. Leggili e rileggili, distruggili, fino a quando le pagine si staccano. E quando avrai domande, nella mia agenda nera (che imparerai a conoscere) troverai i numeri di telefono di preti, rabbini, maestri induisti, guru indiani, semplici filosofi e saggi italiani e non, pronti a darti le risposte che vorrai. O a provarci. Solo cosi potrai trovare la tua strada. Perché la strada per stare bene e per trovare la pace, cara Chandra, è in salita e costa fatica. A differenza di quanto ha detto tua zia Elena ieri sera "Tu hai scelto di non fare un percorso perchè non avevi voglia" riferendosi alla mia distanza dalla chiesa cattolica, io il mio percorso l'ho scelto e lo sto seguendo. E costa sacrificio e fatica. Sveglia presto la mattina. Perchè durante il giorno si lavora e le preghiere si dicono comunque. L'induismo non è una moda. Si studia, tanto. Si prega, tanto. Magari non andiamo in chiesa tutti insieme la domenica. Ma preghiamo ogni giorno diverse volte al giorno. Io lo faccio, chiedi a papà se puoi. Ogni giorno, in silenzio. Appena posso. Mi isolo dal mondo. Basta un attimo per poterlo fare. La cosa importante è non perdere di vista i principi su cui la tua fede si basa e su quelli credere e continuare a farlo. Così non vacillerai mai. Ma solo se la tua fede è autentica. Altrimenti al primo ostacolo ti ritroverai a terra. Distrutta dal dolore e non capirai perché. Io l'ho visto di recente. E ho sorriso. Parlano di fede e poi non sanno da che parte girarsi. Io pregavo e loro piangevano. Ho pregato anche per loro. Chandra, in casa hai diversi esempi di fede.Io, tuo padre cristiano, la tua tata cattolico protestante, i padroni di casa e la nonna cattolico cristiani, lo zio Mauro vicino all'ebraismo. Tutti sono credenti. Nessuno sbaglia. Almeno credo. Almeno ne sono convinti. Si sbaglia quando si fanno le cose "perchè è così". E spesso, purtroppo Chandra, in Italia, le cose si fanno perchè "tutti le fanno" e se nasci italiana, "devi fare il battesimo". Anche per questo hai due nomi. Andrea, perché sei italiana e ho voluto con tuo padre lasciare questa radice. Chandra, perché tu capisca che non è la nazione che fa la persona, ma la persona che fa tutto. Quindi coltiva la tua persona, la tua anima, e se anche non sceglierai mai nessuna religione,  va bene lo stesso. La cosa importante, figlia mia, è che tu rispetti sempre l'anima delle persone, la tua prima di tutte. Al resto penserà "il grande vecchio".
Ti voglio bene
Mamma 

mercoledì 4 maggio 2011

In india si dice che l'ora più bella è quella dell'alba...


Questa mattina mi sono svegliata, come capita ormai da alcuni giorni, prestissimo. Non riuscivo a dormire. Mi capita ancora di pensare a papà e di non capacitarmi del fatto che non lo sentirò più "sciabattare" per casa, ne fumare il suo sigaro (ma ne ho conservato uno nella mia borsa), ne discuteremo più di politica (però avevo ragione io "pa' ".. B. è ancora lì.. mica se ne va cosi..).. insomma so bene che la sua anima è presente, viva, che lavora a tutto spiano, come suo solito da qualche parte, ma la sua mancanza fisica è fisicamente presente (e scusate il gioco di parole). E cosi, all'alba, quando il cielo ancora non ha deciso bene che colore regalare al resto del mondo, ero già al lavoro. E ho così scoperto che tra i tanti "amici virtuali" che facebook regala e che spesso manco conosciamo, ho una amica "gemella" che non solo condivide con me la sveglia all'alba come abitudine nel guardare il colore del cielo e godere del risveglio del mondo, ma che ama godere del piacere che internamente questo risveglio dona. Non la conosco, o la conosco troppo, perché è praticamente come me, da quel che ci siamo dette, abbiamo lo stesso cattivo vizio: amiamo. Amiamo il mondo, amiamo le persone, amiamo dare amore senza chiedere nulla in cambio. Mi ha regalato questa bellissima frase, che mi ha commossa (lei ancora non lo sa, lo scopre ora, cosi come molti di voi ora scoprono che in questi giorni mi commuovo spesso... e che le lacrime sono ormai facili... anche per le stupidate) ... la riporto qui sotto.. e il titolo è ora il titolo del mio post di oggi.. con un pensiero speciale a tutte le persone che hanno un dolore speciale nel cuore.. perché presto questo dolore diventi un motivo per una nuova forza a costruire e non solo un modo per restare fermi. Un padre bianco, che era venuto per salutare mio papà domenica mattina, ma arrivato troppo tardi, alla domanda di mia madre "come faccio ora?" ha detto "quando andavamo in montagna insieme a camminare tu eri sempre avanti, Anna (mia mamma) e ogni tanto ti voltavi a guardare Francesco (papà) e lui ti diceva 'vai avanti che arrivo'. Ora devi guardare avanti, che lui è avanti che ti aspetta. "... Forza.. abbiamo da lavorare... tutti... che non importa che fede abbiamo e se ne abbiamo una... dobbiamo guardare avanti...  Grazie Anna... Continua così che siamo sulla strada giusta... e vedrai che "il grande vecchio poi provvede" lui provvede sempre...
Quando la distinzione tra tenebra e luce non è ancora netta, e l'uomo se vuole, se sa fare attenzione, può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero non sono che due aspetti della stessa cosa.                                                                                Tiziano Terzani

venerdì 29 aprile 2011

Ricordi... vita, morte....


Ritorno dopo solo poche settimane in questi posti eppure sembrano passati anni. Alla stazione ad attendermi, il preside di quando andavo alle medie. Ora amico, che mi offre un abbraccio. Qualche anno fa era figura temuta, ora persona che mi accompagna lunga la strada che l'ultima volta avevo fatto con mio padre. Per lui sono venuta quassù oggi. Ripercorriamo la stessa strada, identica. Le stesse curve, andiamo nello stesso posto del resto. A casa ritrovo le stesse persone, solo che mia madre  non mi corre incontro sorridente, in casa non c'è luce che attende le risa di Chandra. Poca luce e nessuna risata. Occhi rossi e lacrime. Mio padre non c'è. Lui non c'è da ieri, forse da prima, non lo sappiamo. Quando arrivo all'Hospice vedo quel che resta di lui nel letto e ancora una volta mi ricordo del perché di tante cose. Quante volte abbiamo parlato di questa situazione, ma non era per lui, era per me. Ne abbiamo parlato quando si parlava di Welby, ne abbiamo parlato quando è morta Eluana. E lui diceva "no, io non lo avrei mai fatto". "Ma papà", dicevo io "se io te lo chiedo, te lo sto chiedendo ora, se mi succede, se succede a me, come è successo a Eluana, per favore, non lasciarmi lì così" e lui mi diceva "no, io non la stacco la spina, Sofia." Fermo, deciso, convinto. Abbiamo discusso, abbiamo discusso forte, quella volta. Io tornavo da Udine. Ero là quando Eluana era morta. Ero a Udine. E lui mi stava dicendo che non gli interessava della mia volontà, lui non lo avrebbe fatto, mi avrebbe tenuta qui. E così... destino vero? Lo chiamate così? Ora è lui, lì nel letto. Fermo, immobile, senza vedere, sentire.... che pensa? Pensa? Spesso mi viene detto, quando parlo di testamento biologico... "E certo, facile dire che volte che vi si stacchi la spina, ora che state bene, ma poi, quando siete lì nel letto, magari cambiate idea.."... ora vi chiedo...  e se fosse il contrario? Ve lo siete mai chiesto? Chi vi dice che mio padre non abbia cambiato idea? A mia madre ha chiesto, qualche giorno fa, quando ancora era in grado di capire, di sentire, di parlare e di muoversi da solo "non sei ancora stanca di stare con un uomo di 66 anni ridotto così?".. Chi ci dice che non si renda conto della sua condizione e non voglia smettere di stare male? Perché in Italia siamo ancora così indietro da non voler vedere quando qualcuno è giunto alla fine e da non voler accettare l'inevitabile?
Oggi è venuto il prete a dargli l'estrema unzione. Che strazio. Vedere tutte quelle persone disperarsi perché una persona si sta per ricongiungere a quello che per loro dovrebbe essere il loro Dio... Non sono riuscita a lasciar cadere nemmeno una lacrima. Ho avuto la sensazione che anche lui, mio padre, ad un certo punto, cercasse di mandarli via. "Hei voi, io sono qui, vi sento, la piantate. Non sono ancora morto. I casi sono due. O mi fate morire e poi vi mettete a piangere. O la piantate e mi leggete i titoli dei giornali. Ma che stiate piangendo come se fossi morto ma mi tenete qui vivo non è che mi vada a genio. Vedete voi." Lo so, non avrebbe usato queste parole, ma io le ho sentite lo stesso.
Impariamo a piangere i morti, ma se li vogliamo tenere vivi, almeno comportiamoci in modo che si sentano vivi davvero, per favore.

martedì 5 aprile 2011

Vittorio Arrigoni


Lo scrivo qui, perché nessuno possa parlare di speculazione. Già in troppi si stanno abbellendo di una foto che non gli appartiene su Facebook. Vittorio che sorride, Vittorio che porta pacchi, Vittorio che lavora, Vittorio che fa fatica. Insomma Vittorio. Vittorio, quello che la maggior parte dei tanti che oggi lo acclamano come eroe manco conoscevano prima. Manco sapevano che esisteva. Il 2 febbraio aveva compiuto gli anni. Chi gli aveva fatto gli auguri? Di quelli che oggi ne parlano bene, che lo osannano come il portatore del vero cambiamento (e magari provano anche a fare un paragone con la nostra politica, che schifo). Non ci riesco, non ce la posso fare. Non sono una che va facendosi bella con le foto dei personaggi che incontra, non ho mai fatto fare un autografo a nessuno. Cerco di vedere le persone per quello che sono non per quello che gli altri possono vedere.
Vittorio era una persona meravigliosa, non gli importava che bandiera sostenesse il suo progetto. Lui voleva solo aiutare gli altri, far vedere che gli altri sono importanti, che erano uomini e che andavano aiutati. E lui, a differenza di tanti che dicono di aiutare ma stanno nelle stanze alle loro scrivanie, aiutava davvero. Si sporcava le mani, sudava con loro, scavava con loro, soffriva con loro e gioiva con loro quando si riusciva ad ottenere un successo per quanto minimo.
VI prego non provate a mettere in mezzo la politica, non provateci a usarlo per altri scopi. Spero che qualcuno presto trovi il coraggio di partire al suo posto. Perché il mondo, noi, io, ho bisogno di credere che le persone come VIK esistono ancora.

venerdì 1 aprile 2011

Se anche Saviano non è più credibile


Leggo poco fa tramite le notizie web che Saviano è stato "pescato" di nuovo a riferire di eventi e di situazioni riportando parti importanti di servizi e inchieste fatti da altri giornalisti. Se questo è quello che sa fare ora, senza nulla togliere al merito di aver avuto la voglia di mettere insieme una parte enorme di documentazione, anche romanzandola magari a volte, forse siamo davvero alla frutta. Se anche Saviano comincia a perdere fan, in rete soprattutto il malcontento è ormai palpabile, allora forse qualche speranza che gli italiani si stiano svegliando ce l'abbiamo.
Fino a pochissimo tempo fa era impossibile contraddire Saviano o pensare, anche solo per un momento, di provare a far notare che tutto quello che stava dicendo era si importante, ma anche già detto. Da altri e tanti giornalisti di provincia che ogni giorno, dalle regioni del sud, cercavano con la loro opera di informazione quotidiana di farci conoscere e sentire quanto accadeva. Storie legate alla camorra, alla magia, alla 'ndrangheta sono raccontate quotidianamente sui giornali locali, solo che la maggior parte degli italiani non li legge. Per tanti motivi Saviano ha avuto successo con il suo primo libro, Gomorra. Uno su tutti, essere stato forse il primo a romanzare facendo sembrare pura cronaca, una situazione, quella del casertano, che tutti conoscevano già e che era stata già raccontata, raccogliendo tutte le varie vicessitudini in un libro. Ha poi trovato una casa editrice che ha lanciato la cosa come "il libro rivelazione sulla camorra" e il gioco è stato fatto. Gli italiani sono assetati di conoscere cosa succede dietro quello che fingiamo sia ancora un muro impenetrabile. In realtà tutto quello che Saviano ci racconta ogni volta è cosa già saputa e già detta. Ora non ha più nemmeno il merito di averlo scritto per primo. I giornalisti meno famosi, perché non erano alla ricerca di null'altro se non del fare pura informazione dalle pagine dei loro quotidiani locali, non sono felici di vedersi portare via i pezzi da sotto il naso, senza nemmeno essere mai citati, se non dopo lunghe e costose querelle guidiziarie.
Cosa sta cambiando? Tutto. Ma soprattutto, forse, stanno cambiando gli italiani, finalmente succubi di una sistema, quello dell'informazione, che li fa sentire liberi chiudendoli nella gabbia di false notizie e manipolate comunicazioni, da ogni parte, solo per il gusto di arrivare a portare a casa consensi e non più basato sulla necessità e la voglia di fare veramente informazione.

domenica 20 marzo 2011

Mariarosa Mancuso, detta la Criticona


L'ho incontrata ieri, per una intervista per la testata Periodico Italiano. La potete leggere clikkando sul link.
Era ad Arezzo per presentare il suo libro "NUOVO CINEMA MANCUSO" che vi confesso non ho letto tutto. Non sono un'amante del cinema, ma la persona di Mariarosa mi incuriosiva. Mi sono ritrovata nel salottino dell'hotel con una persona molto piacevole, sorprendentemente disponibile, per nulla altezzosa. Doti rare. Che forse la fanno amare di più dai suoi tanti lettori. Nell'intervista troverete quel che lei pensa del cinema italiano, dell'essere critici oggi in Italia. Ho lasciato da parte cosa pensa dei vari film. Trovate le sue idee ben espresse nel suo libro.. che vi consiglio di leggere partendo da pag. 69.

domenica 2 gennaio 2011

2011: cattivi propositi


E così, manco me ne sono accorta, quest'anno non ho scritto ne la letterina a Babbo Natale, ne il mio solito post di buoni propositi per l'anno nuovo.
Vedremo di rimediare quanto prima, anzi probabilmente già stasera.
Intanto di buoni propositi non ne faccio, che se anche ne volessi fare, ci sarebbe subito qualcuno pronto a dire "ma.." "ma se.." "ma tu.." e visto che non ho voglia di aprire discussioni, il mio unico buon proposito per il 2011 è di essere sufficientemente stronza come mi descrivono e di riuscire ad avere almeno la metà della cattiveria che mi attribuiscono. Così almeno potranno parlare per un motivo.
Invece, tra i cattivi propositi, c'è quello di tagliare qualche testa. La prima, quella di chi si crede "arrivato" e tratta con sufficienza gli altri come se fossero delle merde. Giusto per ricordare a chi si sente arrivato che spero di vederli presto cadere dal trespolo, più credi di essere in alto più male fa cadere. Io sono qui che aspetto e guardo.
Secondo cattivo proposito del 2011. Basta essere buoni e disponibili con gli altri, visto che come risultato c'è sempre che io sono la stronza. Nel 2011 si cambia. Le regole le decido io e se stanno bene si fa altrimenti amici come prima. Anzi no, sconosciuti come prima.
Che quando chiedo un favore io a qualcuno sempre mille storie, se poi per caso loro lo chiedono a me, allora io "devo" rispondere "va bene" perché "ma scusa... ma tu... ma dai.. ". Così ora lo sapete. Se volete un favore da me, nel 2011, pensateci bene prima di chiedere, e se proprio decidete di farlo, siate pronti alla risposta che arriverà, perchè potrebbe anche non piacervi.
Avete presente quella pubblicità dove c'è un bel tipo che viene intervistato e che risponde "non sarò più quello che vi aspettate io sia" o qualcosa del genere? Ecco, rende bene l'idea.
Quindi da oggi, anzi da ieri a dire il vero, prometto di essere:
- più egoista
- più stronza
- più menefreghista
- meno altruista
- meno buona
- meno disponibile
- meno accondiscendente
- meno gentile
il tutto sempre con un bel sorriso, che tanto a nessuno permetterò più di togliermelo.
Buon 2011.