venerdì 29 aprile 2011

Ricordi... vita, morte....


Ritorno dopo solo poche settimane in questi posti eppure sembrano passati anni. Alla stazione ad attendermi, il preside di quando andavo alle medie. Ora amico, che mi offre un abbraccio. Qualche anno fa era figura temuta, ora persona che mi accompagna lunga la strada che l'ultima volta avevo fatto con mio padre. Per lui sono venuta quassù oggi. Ripercorriamo la stessa strada, identica. Le stesse curve, andiamo nello stesso posto del resto. A casa ritrovo le stesse persone, solo che mia madre  non mi corre incontro sorridente, in casa non c'è luce che attende le risa di Chandra. Poca luce e nessuna risata. Occhi rossi e lacrime. Mio padre non c'è. Lui non c'è da ieri, forse da prima, non lo sappiamo. Quando arrivo all'Hospice vedo quel che resta di lui nel letto e ancora una volta mi ricordo del perché di tante cose. Quante volte abbiamo parlato di questa situazione, ma non era per lui, era per me. Ne abbiamo parlato quando si parlava di Welby, ne abbiamo parlato quando è morta Eluana. E lui diceva "no, io non lo avrei mai fatto". "Ma papà", dicevo io "se io te lo chiedo, te lo sto chiedendo ora, se mi succede, se succede a me, come è successo a Eluana, per favore, non lasciarmi lì così" e lui mi diceva "no, io non la stacco la spina, Sofia." Fermo, deciso, convinto. Abbiamo discusso, abbiamo discusso forte, quella volta. Io tornavo da Udine. Ero là quando Eluana era morta. Ero a Udine. E lui mi stava dicendo che non gli interessava della mia volontà, lui non lo avrebbe fatto, mi avrebbe tenuta qui. E così... destino vero? Lo chiamate così? Ora è lui, lì nel letto. Fermo, immobile, senza vedere, sentire.... che pensa? Pensa? Spesso mi viene detto, quando parlo di testamento biologico... "E certo, facile dire che volte che vi si stacchi la spina, ora che state bene, ma poi, quando siete lì nel letto, magari cambiate idea.."... ora vi chiedo...  e se fosse il contrario? Ve lo siete mai chiesto? Chi vi dice che mio padre non abbia cambiato idea? A mia madre ha chiesto, qualche giorno fa, quando ancora era in grado di capire, di sentire, di parlare e di muoversi da solo "non sei ancora stanca di stare con un uomo di 66 anni ridotto così?".. Chi ci dice che non si renda conto della sua condizione e non voglia smettere di stare male? Perché in Italia siamo ancora così indietro da non voler vedere quando qualcuno è giunto alla fine e da non voler accettare l'inevitabile?
Oggi è venuto il prete a dargli l'estrema unzione. Che strazio. Vedere tutte quelle persone disperarsi perché una persona si sta per ricongiungere a quello che per loro dovrebbe essere il loro Dio... Non sono riuscita a lasciar cadere nemmeno una lacrima. Ho avuto la sensazione che anche lui, mio padre, ad un certo punto, cercasse di mandarli via. "Hei voi, io sono qui, vi sento, la piantate. Non sono ancora morto. I casi sono due. O mi fate morire e poi vi mettete a piangere. O la piantate e mi leggete i titoli dei giornali. Ma che stiate piangendo come se fossi morto ma mi tenete qui vivo non è che mi vada a genio. Vedete voi." Lo so, non avrebbe usato queste parole, ma io le ho sentite lo stesso.
Impariamo a piangere i morti, ma se li vogliamo tenere vivi, almeno comportiamoci in modo che si sentano vivi davvero, per favore.

martedì 5 aprile 2011

Vittorio Arrigoni


Lo scrivo qui, perché nessuno possa parlare di speculazione. Già in troppi si stanno abbellendo di una foto che non gli appartiene su Facebook. Vittorio che sorride, Vittorio che porta pacchi, Vittorio che lavora, Vittorio che fa fatica. Insomma Vittorio. Vittorio, quello che la maggior parte dei tanti che oggi lo acclamano come eroe manco conoscevano prima. Manco sapevano che esisteva. Il 2 febbraio aveva compiuto gli anni. Chi gli aveva fatto gli auguri? Di quelli che oggi ne parlano bene, che lo osannano come il portatore del vero cambiamento (e magari provano anche a fare un paragone con la nostra politica, che schifo). Non ci riesco, non ce la posso fare. Non sono una che va facendosi bella con le foto dei personaggi che incontra, non ho mai fatto fare un autografo a nessuno. Cerco di vedere le persone per quello che sono non per quello che gli altri possono vedere.
Vittorio era una persona meravigliosa, non gli importava che bandiera sostenesse il suo progetto. Lui voleva solo aiutare gli altri, far vedere che gli altri sono importanti, che erano uomini e che andavano aiutati. E lui, a differenza di tanti che dicono di aiutare ma stanno nelle stanze alle loro scrivanie, aiutava davvero. Si sporcava le mani, sudava con loro, scavava con loro, soffriva con loro e gioiva con loro quando si riusciva ad ottenere un successo per quanto minimo.
VI prego non provate a mettere in mezzo la politica, non provateci a usarlo per altri scopi. Spero che qualcuno presto trovi il coraggio di partire al suo posto. Perché il mondo, noi, io, ho bisogno di credere che le persone come VIK esistono ancora.

venerdì 1 aprile 2011

Se anche Saviano non è più credibile


Leggo poco fa tramite le notizie web che Saviano è stato "pescato" di nuovo a riferire di eventi e di situazioni riportando parti importanti di servizi e inchieste fatti da altri giornalisti. Se questo è quello che sa fare ora, senza nulla togliere al merito di aver avuto la voglia di mettere insieme una parte enorme di documentazione, anche romanzandola magari a volte, forse siamo davvero alla frutta. Se anche Saviano comincia a perdere fan, in rete soprattutto il malcontento è ormai palpabile, allora forse qualche speranza che gli italiani si stiano svegliando ce l'abbiamo.
Fino a pochissimo tempo fa era impossibile contraddire Saviano o pensare, anche solo per un momento, di provare a far notare che tutto quello che stava dicendo era si importante, ma anche già detto. Da altri e tanti giornalisti di provincia che ogni giorno, dalle regioni del sud, cercavano con la loro opera di informazione quotidiana di farci conoscere e sentire quanto accadeva. Storie legate alla camorra, alla magia, alla 'ndrangheta sono raccontate quotidianamente sui giornali locali, solo che la maggior parte degli italiani non li legge. Per tanti motivi Saviano ha avuto successo con il suo primo libro, Gomorra. Uno su tutti, essere stato forse il primo a romanzare facendo sembrare pura cronaca, una situazione, quella del casertano, che tutti conoscevano già e che era stata già raccontata, raccogliendo tutte le varie vicessitudini in un libro. Ha poi trovato una casa editrice che ha lanciato la cosa come "il libro rivelazione sulla camorra" e il gioco è stato fatto. Gli italiani sono assetati di conoscere cosa succede dietro quello che fingiamo sia ancora un muro impenetrabile. In realtà tutto quello che Saviano ci racconta ogni volta è cosa già saputa e già detta. Ora non ha più nemmeno il merito di averlo scritto per primo. I giornalisti meno famosi, perché non erano alla ricerca di null'altro se non del fare pura informazione dalle pagine dei loro quotidiani locali, non sono felici di vedersi portare via i pezzi da sotto il naso, senza nemmeno essere mai citati, se non dopo lunghe e costose querelle guidiziarie.
Cosa sta cambiando? Tutto. Ma soprattutto, forse, stanno cambiando gli italiani, finalmente succubi di una sistema, quello dell'informazione, che li fa sentire liberi chiudendoli nella gabbia di false notizie e manipolate comunicazioni, da ogni parte, solo per il gusto di arrivare a portare a casa consensi e non più basato sulla necessità e la voglia di fare veramente informazione.